Cercansi case con giardino o terrazze

Il mercato immobiliare a Vittorio Veneto ha tenuto. Grazie ai prezzi competitivi degli appartamenti e alla tipologia della città: tranquilla ma abbastanza collegata e incorniciata dal verde

Pochi immobili sul mercato immobiliare vittoriese. E prezzi inferiori a quelli che si registrano in altri comuni trevigiani. È quanto mette in luce Collaltina – Tina – Bortolot, terza generazione alla guida dell’agenzia Bortolot, la più longeva in città essendo stata fondata dalla nonna, Collaltina Alveri in Bortolot, nel 1949. Cresciuta a “pane e case”, Tina Bortolot è presidente provinciale della Fiaip, la Federazione italiana agenti immobiliari professionali, e a livello nazionale è membro della commissione disciplinare Fiaip.

Qual è l’attuale situazione del mercato immobiliare locale?

«Rispecchia quella nazionale: ci sono pochi immobili sul mercato, nonostante non sembri. Pochi nel senso di appetibili ad un mercato immobiliare molto influenzato dal lockdown causato dalla pandemia. In questi ultimi anni gli immobili hanno tenuto di prezzo. Al contrario, per quelli senza le caratteristiche oggi richieste si deve fare un prezzo più basso pur di riuscire a venderli».

Come è cambiata la domanda dopo il Covid?

«Vengono chieste case con scoperto o appartamenti con terrazze vivibili. E gli immobili con queste caratteristiche sono andati praticamente bruciati in questi mesi. Inoltre vengono richieste abitazioni con spazi più ampi. Il lockdown ci ha fatto vivere dentro a case che erano in molti casi poco più di una camera d’albergo. In quei mesi abbiamo contato anche le piastrelle. E molti si sono resi conto che nella propria abitazione mancava una stanza per poter lavorare in smart-working o per permettere ai figli di seguire la didattica a distanza. Nei centri storici dove gli edifici non hanno giardini o terrazze i prezzi sono crollati. E dopo il lockdown si è anche registrata un’inversione di tendenza: dalle città alle campagne».

Vittorio Veneto e il vittoriese come hanno risposto a questa nuova esigenza?

«Vittorio Veneto ha avuto in questi ultimi due anni un maggiore appeal di Treviso o di Conegliano. Ed infatti il mercato immobiliare qui ha tenuto e la città si è anche un po’ rivitalizzata. Il vantaggio di una città come la nostra è il verde che la circonda, aspetto questo molto apprezzato oggigiorno. Ho avuto in questi due anni richieste da gente di Treviso per case con ettari di terra. Immobili anche nei luoghi più fuorimano come Fregona e Sarmede, che per anni i proprietari hanno tentato di vendere invano, sono stati piazzati ora facilmente perché dotati di scoperto».

Chi è oggi l’acquirente tipo?

«Dipende dal target di immobile. Nel 2020 e nel 2021 sono stati venduti molti immobili da investimento. E pochissimi i mutui, almeno tra i miei clienti, che sono stati accesi. E questo anche perché Vittorio Veneto ha prezzi molto bassi».

La città è scandita da grandi condomini degli anni Sessanta e Settanta: questi appartamenti piacciono?

«Sì, sono stati venduti tanti appartamenti che erano chiusi, immobili con spazi enormi, così come all’epoca andava di moda, che oggi post pandemia piacciono. Immobili in molti casi da ristrutturare e che permettono ai proprietari di “rifarli” a proprio gusto. Per questa tipologia di immobile i prezzi a Vittorio Veneto sono molto bassi: ad esempio un appartamento su un condominio di fine anni Sessanta da 140 metri quadrati dotato anche di garage è stato venduto a 75mila euro, mentre per appartamenti più piccoli si spende 45-50mila euro».

Nei decenni come è cambiata la domande e l’offerta?

«Il mercato immobiliare è una moda anche se non sembra. Ci sono periodi, come questo, in cui tutti cercano la stessa cosa. Ricordo poi, ad esempio, che negli anni Novanta, quando si iniziarono a registrare tutta una serie di furti ad opera di bande organizzate, gli appartamenti al piano terra non si riuscivano a vendere: nessuno li voleva».

Il mercato immobiliare vittoriese ha delle criticità?

«Una in particolare, a cui però non so dare una risposta: non so capire perché Vittorio Veneto abbia prezzi così bassi. Molto più bassi di Conegliano. Eppure è una bella città, nonostante continuiamo a perdere popolazione. E proprio per invertire questa tendenza, a suo tempo avevo proposto al sindaco delle iniziative tese a portare giovani nel nostro comune, come incentivi per l’affitto o per la compravendita. La nostra città testimonia così di non avere appeal: ha perso negli anni tutti i servizi, la dipartita dei militari dell’ex V Corpo d’armata è stata una mazzata sociale, economica e anche immobiliare con 500 famiglie che non consumano più sul nostro territorio. E anche questo ha fatto crollare ulteriormente i prezzi del mattone in città. Poi, se guardiamo al nostro Quadrilatero con i suoi tanti negozi sfitti, anche questo testimonia che non c’è appeal. Stiamo dunque diventando un dormitorio o una casa di riposo. E in questo la politica locale si deve muovere».

Potenzialità?

«È un territorio spettacolare, che va però valorizzato».

In questi mesi abbiamo visto comparire come funghi gru e impalcature grazie ai vari bonus in campo edile: un aiuto anche per il mercato immobiliare?

«I bonus hanno senz’altro aiutato, ma perché l’Europa ha allargato le maglie. A mio avviso, però, dovremmo guardare anche al futuro e la politica dovrebbe dare risposte ai giovani. Ad esempio ad un giovane che compra casa a Vittorio Veneto, il comune, per incentivare, potrebbe pagargli il notaio o se prende in affitto per almeno tre anni un immobile, restituirgli, che so, due mensilità. Il mercato immobiliare è il settore che fa girare l’economia: chi compra casa, va ad acquistare tende, piastrelle, fa lavorare l’elettricista e l’idraulico, acquista mobili».

Conviene ancora investire nel mattone?

«È sempre convenuto. E oggi più che mai, perché i tassi sui mutui sono bassissimi. C’è stato anche il bonus giovani che ha dato una spinta: sono boccate di ossigeno che vanno date, perché se gira il mercato immobiliare, gira anche l’economia».

Come ha inciso il Covid sul lavoro delle agenzie immobiliari?

«Personalmente pensavo che questa situazione durasse molto meno. Quando abbiamo riaperto dopo il primo lockdown, nel maggio 2020, abbiamo vissuto mesi di calma, perché fino a luglio non arrivava nessuno dentro alle agenzie immobiliari. Poi il 2021 è andato molto bene per questo settore. E il 2022 si è aperto con un punto di domanda, perché non c’è gente che gira».

Claudia Borsoi