Dove sono finite le materie prime?

Confartigianato: “Se si procede con questo trend tra un paio di mesi alcune imprese saranno costrette a fermare l’attività”

Se lavorate nel settore del mobile o in quello edile, sicuramente ne avrete già sentito parlare: non c’è più reperibilità di materie prime!

La batosta del lockdown di marzo e aprile 2020 aveva già segnato a sufficienza l’attività delle nostre imprese, che gra- zie alle riaperture estive erano riuscite comunque a riprendersi velocemente: “Nei mesi estivi la tendenza si è invertita con un recupero intenso della domanda sia in Italia che all’estero: le vendite sul mercato interno sono tornate a crescere, grazie anche allo stimolo degli acquisti

online di arredamento e home living; sui mercati internazionali la crescita delle esportazioni è stata trainata dai distretti industriali nei principali sboc-chi commerciali (Francia, Stati Uniti e Germania). Tra questi il Legno-arredo di Pordenone (+7,8%), di Treviso (+5,7%) e di Monza-Brianza (+1%)”, segnala un report curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Nonostante la ripresa ancora timida, le nostre aziende si sono dimostrate pronte per far ripartire le esporta- zioni: rinnovamenti digitali, attenzio- ne alla sostenibilità e soprattutto tanta voglia di rispondere alle richieste del mercato. “L’aumento della richiesta di materie prime – ci chiariscono da Confartigianato Conegliano – resta indubbiamente un segnale di ripresa, anche in Europa”.

Il clima di speranza è stato però stroncato nelle ultime settimane, quando i fornitori di materie prime – legno, ferro, PVC, calcestruzzo e molte altre – hanno annunciato ritardi nelle consegne degli ordini, gettando un’ombra sul futuro dell’export e grosse preoccupazioni tra gli imprenditori locali.

“I tempi di consegna si allungano anche di 8 settimane rispetto agli standard e inoltre la qualità media del materiale si è abbassata”, spiega ancora l’organizzazione dell’artigianato.

Possiamo parlare di emergenza? È quel- lo che temono le realtà venete, tutte col- pite dalla stessa piaga in settori anche diversi tra loro, dall’elettrodomestico, all’arredo, fino a quello dei macchinari industriali. Il pensiero è comune: “C’è difficoltà, abbiamo notato un allungamento nei tempi di consegna che ci lascia perplessi”, raccontano artigiani e negozianti.

Insieme ai ritardi, l’aumento dei prezzi di mercato. La preoccupazione maggiore riguarda quindi i clienti: come spiegare che nel giro di pochi giorni le condizioni di vendita potrebbero drasticamente cambiare?

I continui rincari dei prezzi delle ma- terie prime, infatti, mettono in discussione i preventivi che l’artigiano fati- ca a mantenere invariati al momento della consegna, con il rischio che il cliente non sia disposto ad accettare le variazioni.

“Oggi tutte le commodity registrano un forte aumento della domanda e un conseguente aumento dei prezzi. – proseguono da Confartigianato – I costi della materia prima sono saliti negli ultimi mesi anche oltre il 100%, come nel caso del ferro, e ciò ha portato a un forte incremento della richiesta (specie dalla Cina che da sola assorbe circa il 50% della produzione globale) e di conseguenza dei prezzi”.

A fronte dell’aumento delle materie prime aumentano di conseguenza i prezzi della produzione, che determinano un costo più alto del prodotto finito, con una previsione di un aumento dell’inflazione. Al contrario, se le imprese non possono aumentare i prezzi al consumo per la situazione di crisi economica, dovranno abbassare al- tri costi per bilanciare l’impatto, come ad esempio la forza lavoro: un paradosso nel quale ci ritroviamo nel periodo post pandemia.

A tutto questo si aggiunge la diminuzione della produzione siderurgica in Europa del 15% nell’ultimo anno e il freno della produttività di alcune acciaierie che hanno registrato un calo

della produzione di acciaio del 60%, aggravando la carenza di semilavorati in Italia, già interessata da una forte e repentina richiesta di materiali in ambi- to edilizio in seguito l’introduzione del Superbonus 110%.

La vera domanda, comunque, riguarda il motivo di tali rincari e le prospettive future delle nostre imprese: “La conseguenza dei rincari dovuta alla strategia di politica industriale dei nuovi Paesi emergenti nel panorama globale sta mettendo in difficoltà soprattutto i piccoli imprenditori artigiani – commenta il Presidente di Confartigianato Imprese Conegliano, Severino Dal Bo (nel tondo qui a fianco)– costretti alla

mancanza di materiali, che rallentamento la produzione e portano alla perdita di commesse. Nei giorni scorsi la Federazione Regionale di Confartigianato ha invia- to una lettera al Ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, affinché ci sia una forte attenzione alle problematiche che si stanno generando e vengano attivate misure idonee ad equilibrare do- manda e offerta in supporto alle piccole imprese e al mondo artigiano, al fine di

evitare il collasso di alcuni comparti.” La preoccupazione è palpabile nell’aria: “Se si procede con questo trend, tra un paio di mesi alcune imprese saranno costrette a fermare l’attività”, la triste conclusione di Confartigianato Imprese Conegliano.

Clara Milanese