Curiosità storiche legate al matrimonio. A cominciare da un detto che inneggia alla pioggia, e che invece ha a che fare con le mestruazioni

Un abito blu.

L’abito da sposa? Perché non blu? Immaginate Giulia (il nome è più o meno di fantasia) entrare nella navata della chiesa con un lungo abito blu.
Oh! Lo stupore degli invitati gli farebbe improvvisare una bocca a oliva. E la scelta di Giulia scatenerebbe illazioni senza fine.
Perché la sposa ha scelto il blu? Che messaggio vorrà lanciare? Forse non è convinta del passo che sta per compiere?
Tranquilli. Camomillatevi. La nostra sposa Giulia (laurea in Lettere) non vuole trasmettere nulla che si discosti dalla tradizione. Dovendo scegliere un abito da sposa, ha optato per il blu. Prima di tutto la faceva sembrare (ancora) più magra (e Giulia, nonostante i suoi 52 chili x 1.65 di altezza, pensa sempre di essere sovrappeso), e poi il blu si intonava alla sua passione per la storia.

Perché – è bene ricordarlo – nell’antichità non era affatto il bianco a significare purezza, castità, buona disposizione d’animo. Era il blu a racchiudere in uno scrigno cromatico del colore dell’universo le “doti” che una sposa dovrebbe avere.

E Giulia lo sa. E, a parte le bocche-a-oliva, camminando lungo la navata (la musica di sottofondo è l’Ave Maria di Schubert), Giulia sorride. Le amiche Flora, Ivana e Beatrice le avevano detto che al suo matrimonio avrebbe dovuto indossare qualcosa di blu. “Una giarrettiera!”, aveva suggerito Ivana. “Sarà nascosta dal vestito, ma sarà lì ad assicurarti la fortuna che meriti”.

Giulia aveva ringraziato Ivana. Il blu portava fortuna! Il blu era il colore degli abiti da nozze nell’antichità. Ed era il suo colore preferito. Perché doveva essere un accessorio nascosto tra le pieghe del tulle? Giulia lo avrebbe esibito! E così…farà. O ha già fatto.

Sposa bagnata, sposa fortunata.

Il meteo.it ha stabilito che sarà una giornata perturbata. “Ci mancava la pioggia!”, ha sbottato Elisa. Le sue scarpette di raso bianco avrebbero assorbito l’acqua di chissà quante pozzanghere. “Ma sarai una sposa fortunata!”, le aveva pronosticato mamma Gloria. E Davide le aveva guardate ridendo, sotto quei baffi a cui aveva definitivamente rinunciato.

“Perché ridi?”, aveva chiesto Elisa.
E’ stato allora che un detto antico quanto una recente tradizione è sfumato. Davide (il futuro sposo) ha spiegato a mamma e figlia (suocera e futura moglie) che la massima “sposa bagnata, sposa fortunata” non ha mai avuto a che fare con pioggia e temporali, ma con il ciclo mestruale. “Anticamente – ha spiegato Davide – una sposa con le mestruazioni era una donna che si apprestava ad avere un periodo fertile, e quindi a concepire dei figli. Il fatto che fosse bagnata (di sangue, non di acqua piovana) era dunque un buon auspicio”.

L’immancabile velo

Senza velo la sposa non può stare! Be’, questo succedeva fino a qualche decennio fa. Poi la moda ha rivoluzionato il look. Eppure qualche traccia di velo in ogni sposa che si rispetti è rimasta. Ma il velo che significato ha? Quello di nascondere il viso della donna.

In età romana i matrimoni erano combinati. Così come accadeva in Grecia, la donna – diritti zero – passava dalla tutela del padre a quella del marito senza alcuna voce in capitolo. Spesso le coppie si univano in matrimonio (e la dextra iunctio, cioè la stretta di mano sanciva il contratto) senza essersi mai incontrate prima. Il velo che copriva il volto della sposa poteva quindi essere considerato una sorta di gratta-e-vinci. Una volta che si fosse sollevato il velo, la donna avrebbe mostrato allo sposo il viso di un’avvenente fanciulla o di una ragazza così-cosà. In ogni caso, le nozze erano già state celebrate e nessuno dei due avrebbe più potuto farci nulla. O quasi. Perché il marito , con una scusa qualunque (tipo: hai l’alito che puzza di vino), avrebbe potuto allontanare la moglie, mentre quest’ultima avrebbe dovuto accettare – con o senza velo – l’uomo che le era capitato in sorte.
Tempi lontanissimi vero? Duemila anni fa il “divorzio” era decisamente a senso unico. Declinato al maschile, unico genere riconosciuto.

Monica Masut