Marco Silano, direttore del Dipartimento di malattie cardiovascolari, endocrine-metaboliche e dell’invecchiamento dell’Istituto superiore di sanità: “Azzera metabolismo contro effetti alimentazione sbagliata, scelta va sempre discussa con il medico”

No alle esasperazioni tra favorevoli e contrari al digiuno intermittente. Meglio attenersi alla scienza a partire dal fatto che questo regime alimentare “non serve per il controllo del peso. Per coloro che lo studiano, questo metodo – che prevede di mangiare solo in finestre di 6 o 8 ore al giorno e poi digiunare le restanti ore – serve per azzerare il metabolismo. Questa ‘disintossicazione’ dà una risposta al mangiare troppo, tipica della nostra epoca nelle società occidentali”. Marco Silano, direttore del Dipartimento di malattie cardiovascolari, endocrine-metaboliche e dell’invecchiamento dell’Istituto superiore di sanità, fa chiarezza sul digiuno intermittente che ha sempre più ‘tifosi’ e sostenitori ‘Vip’, nonostante i dubbi su un utilizzo indiscriminato suggerito, per esempio, da un recente studio che indica un maggior rischio di morte cardiovascolare fra chi lo adotta.

Con l’azzeramento del metabolismo che si ottiene con questo metodo, precisa Silano, “si riesce ad abbassare, quasi annullandoli, i fattori molecolari che inducono la produzione di insulina, l’ormone che ‘dice’ al nostro organismo di trasformare il cibo che introduciamo in massa magra e, se poi questa è completa, in massa grassa”. In qualche maniera, digiunando, “si mette il ‘contachilometri’ a zero e poi si riparte. In questo modo i danni di un’alimentazione sbagliata sono mitigati”. Ma come qualsiasi tipo di regime alimentare, anche il digiuno “non deve assolutamente basarsi sul ‘fai da te‘. Va adottato solo dopo aver consultato il medico”, raccomanda l’esperto. “Non è per tutti – puntualizza – e vanno valutate eventuali condizioni di esclusione, in particolare la salute di cuore e reni”.