Di Michele Zanchetta
Nella Sinistra Piave sono scomparsi gli affitti, è difficilissimo trovare case e questa situazione crea problemi in vari settori nevralgici della nostra società con risvolti anche nell’economi
L’emergenza abitativa è una realtà del nostro territorio, se ne parla da tempo, ma spesso non si approfondiscono le grandi problematiche del settore case in affitto. E’ un serio problema, nella provincia di Treviso la ricerca di lavoratori è continua, in molti settori, per cui ogni anno in migliaia vengono da altre regioni o paesi stranieri, cercando una casa dove abitare da soli o con la famiglia. Queste rinunce si riversano, a caduta incontrollata, nel sociale, nella sanità e, non ultimo e con effetti problematici, nella scuola.
Parliamo di badanti e operatori sanitari, infermieri e medici, insegnanti e collaboratori scolastici, che non riescono a trovare una sistemazione accettabile e devono rinunciare all’incarico o scegliere altre destinazioni. Un’assenza cronica di personale specializzato in molti settori. Non possiamo pensare che questi effetti siano marginali o che non ci riguardino direttamente, queste assenze colpiscono noi stessi e le nostre famiglie; ragioniamo sulle fragilità degli anziani o di chi necessita di assistenza sanitaria, ma anche nell’infinita polemica di reperire una visita medica in tempo ottimale, vista la continua carenza di personale medico ed infermieristico.
Nel mondo della scuola il problema è ancora più amplificato, infatti, la Provincia di Treviso non è autosufficiente nel personale scolastico, attingendo da sempre dalle altre regioni d’Italia. La maggior parte dei lavoratori arriva dal Mezzogiorno e, già di fronte al cambio di ambiente e abitudini, si trova in città dove non conosce nessuno, dove deve fronteggiare un’emergenza abitativa che lascia pochissimo spazio di azione. La situazione è drammaticamente diffusa: poche case in affitto, costose, solo con contratti a lungo termine e con proprietari che spesso appena sentono l’accento raffreddano i contatti. Ma un docente, per quanto precario, è pur sempre un dipendente pubblico cui ogni mese arriva lo stipendio e con un futuro di stabilità. Non dovrebbe essere discriminato nella sua ricerca di una casa, che pagherà sicuramente, senza tener conto che la quasi totalità rimane diversi anni al Nord per fare punteggio. A tamponare, temporaneamente, questa situazione, ci sono gli istituti religiosi che affittano camere o miniappartamenti, ma sono sempre pochi i posti e non certo ottimali per una sistemazione a lungo termine.
Del problema ne abbiamo parlato con Giorgio Carlet, agente immobiliare del Coneglianese, che ha fotografato con lucidità una situazione critica che non ha ancora trovato risposta. In generale, c’è poca fiducia nell’affittare gli immobili, i proprietari hanno sempre il timore di vedersi costretti a ricorrere all’avvocato perché l’inquilino non paga, questa situazione è peggiorata durante il COVID, quando il governo data l’emergenza sanitaria ha impedito gli sfratti di inquilini morosi. In compenso, sono attratti dalla cedolare secca che permette una tassazione del solo 10%, snellimenti burocratici e contratto pluriennale; di contro, gli affitti annuali hanno vari svantaggi, il primo tra i quali è nella ragione che essendo un contratto transitorio l’incassato fa cumulo sul reddito, portando a passare di scaglione di tassazione. Inoltre, data la natura stessa del contratto breve, con una turnazione degli affittuari che variano ogni 9 – 10 mesi, il proprietario deve richiedere un affitto più alto, perché comprensivo di tutte le spese delle utenze varie, che si deve intestare con bollette e conguagli. Con questa alta domanda di affitti di ogni genere, si assiste ad un sensibile aumento dei prezzi, che possono arrivare a 600 euro mensili per un semplice bilocale.
E’ un dato che però potrebbe variare sensibilmente verso l’alto, qualora proseguisse questa crescita turistica nelle terre delle Colline del Prosecco Unesco, spingendo inevitabilmente i locatari a preferire limitati affitti turistici, che fruttano guadagni maggiori, rispetto ad accogliere le richieste di lavoratori e residenti. Come risolvere il problema? Una soluzione sensata, che dovrebbe intraprendere il governo, potrebbe essere di applicare la cedolare secca agevolata agli affitti transitori, oppure di abbattere completamente la tassazione. Alternativamente, potrebbe creare una formula similare ai contratti per studenti, però rivolta a quelle figure come insegnanti, medici, infermieri, ecc. che risiedono per tempi limitati.
In attesa di decisioni governative che si applichino sul piano nazionale, le amministrazioni locali dovrebbero impegnarsi per spingere i proprietari di immobili a metterli in affitto, visto che gli effetti dell’assenza di figure professionali colpiscono tutti. Economia, comparto sociale e sanitario, istruzione: le conseguenza di mancati o ritardati servizi e disagi obbligano le famiglie a compensare quello che lo Stato non riesce a erogare e fornire, come dovrebbe essere tenuto a fare.
A Conegliano, in particolare, la situazione è di emergenza totale, con professionisti che rinunciano agli incarichi e tentativi di risposta da parte dei privati, come nel caso dell’immobiliarista Ghedin e dell’imprenditore Silvano Dal Bo, che a fine settembre hanno proposto di trasformare i tanti negozi sfitti del centro in appartamenti temporanei. Forse una provocazione, forse un’idea rivoluzionaria, comunque un inizio che ha spinto la città a confrontarsi e cercare di affrontare il problema.
