La villa veneta è rinata

Secondo l’Istituto Regionale nella sola provincia di Treviso ce ne sono 788, un numero enorme, che potrebbe essere anche maggiore se contassimo tutte le residenze rurali minori, magari senza un nome specifico riconducibile ad una famiglia in particolare.

Nel Nordest il patrimonio di Ville Venete è di circa 4500 edifici.
Una ricchezza storica e culturale spesso abbandonata, ma molto sta cambiando e un nuovo Rinascimento è alle porte…

Di Michele Zanchetta

Come nasce la Villa Veneta?
Per scoprirlo, dobbiamo andare al Quattrocento, secolo di grande fermento, denso di storia e artisti. I fili da annodare sono due, da una parte l’invenzione della polvere da sparo, dall’altra l’espansione della Serenissima nell’entroterra. L’invenzione della polvere da sparo impone, a partire dalla seconda metà del XV secolo, la rivoluzione delle tecniche militari, ma anche delle teorie di assedio e difesa. La fortificazione delle città con criteri moderni è l’aspetto architettonico ed ingegneristico più visibile: via libera quindi a fortezze, baluardi, bastioni, ampi fossati e spazi aperti attorno agli abitati,dove i nemici trovino difficoltà negli assedi e siano facilmente colpibili.

Le famiglie nobili abbandonano i castelli e le torri nella campagna e costruiscono i palazzi nelle città:
Treviso, Conegliano, Feltre, Ceneda, Serravalle e Belluno sono i centri che vedono questo fiorire architettonico, mentre al di fuori delle mura gli sce- nari cambiano.

Nel primo Quattrocento Venezia completa l’acquisizione dei territori che circondano la laguna, che passeranno allo storia come Dominio di Terraferma o Stato da tera, corrispondenti circa all’attuale Nordest, seppur con confini differenti: esclusione di buona parte dell’attuale Trentino-Alto Adige, ma inclusione dell’Istria e della parte orientale della Lombardia. L’aristocrazia veneziana entra in possesso di grandi proprietà agrarie e si trova nella necessità di gestirle, o farle gestire da persone di fiducia.

Si amplia la differenza tra insediamento cittadino e rurale, con la campagna che vede, nel volgere di un paio di secoli, l’irruzione dell’organizzazione fondiaria seguita dell’estetica architettonica. Dalla metà del XV secolo compaiono le residenze rurali, in un primo tempo spesso solamente ammodernamento di edifici già esistenti o trasformazione di ruderi castellani. Nel territorio persistono le proprietà delle famiglie nobili che si erano schierate con Venezia, vedendo nella sua presenza una possibilità per la continuazione degli affari e l’influenza a livello locale.

Sicuramente i Collalto di Susegana ne sono l’esempio più evidente, che da conti di Treviso alla fine dell’alto medioevo erano riusciti ad espandersi durante il medioevo verso l’area collinare e pedecollinare della Sinistra Piave. Il castello di San Salvatore, che costruiscono nel corso del XIV secolo, a partire dal Seicento risponderà sempre più ai criteri di residenza – azienda agricola rurale, svolgendo sia la funzione di rappresentanza che quella di cuore pulsante degli interessi economici. Le aree destinate al palazzo e ai giardini donano al complesso un aspetto ibrido e sono, da anni, lo splendido scenario per matrimoni, convegni, manifestazioni culturali come Libri in Cantina, immancabile appuntamento autunnale per la piccola editoria, o eventi enogastronomici. Ma le ville possono avere anche un’evoluzione differente, come Villa Soligo già Brandolini, un edificio del XIX secolo costruito imitando l’edilizia gentilizia del Sei – Settecento, in passato celebre per essere stata sede del Centro Mességué, un luogo che tra il 1983 e il 1994 attirò a Soligo politici, attori e scrittori, desiderosi di ricorrere alle terapie per recuperare la forma perduta. Dal 2020 è diventata Hotel Villa Soligo, una struttura ricet- tiva che offre agli ospiti qualità e relax di alto livello.

A Cison di Valmarino, il comune trova sede nello storico Palazzo Barbi, un edificio di XVIII secolo che domina la piazza cittadina da nord, lungo il torrente. E’ interessante come nel paese ai piedi delle Prealpi, uno dei borghi più belli d’Italia, da anni ci sia una ricerca per il recupero degli edifici storici, infatti, percorrendone il territorio si incontrano edifici gentilizi restaurati o trasformati in strutture ricettive. A suo modo, anche il castello di Cison, noto come Castelbrando, ne è un esem pio, infatti le forme castellane sono completamente scomparse a partire dal tardo Seicento, quando è iniziata la fase palaziale che ne ha ingentilito le forme: finestroni, terrazze, affreschi e giardini pensili per i Brandolini, poi la fase conventuale durata sino all’arrivo di Massimo Colomban, fondatore della Permasteelisa che ha trasformato l’edificio in una struttura multiricettiva con albergo, ristoranti, terme e luoghi di divertimento.

A Conegliano, sulla collina del castello, nel primo Ottocento venne edificata Villa Gera, capolavoro neoclassico dello Jappelli con sculture del canoviano Marco Casagrande e affreschi di Giovanni De Mina tema storico. Ora ospita eventi culturali e matrimoni, dalla sua balaustra dominata da un colonnato ionico è possibile ammirare il parco e la città che sia apre verso la pianura.

Sempre a Conegliano, ma sulle colline di Monticella, nel Seicento su progetto di Baldassarre Longhena venne edificata Villa Paccagnella, una splendida dimora signorile immersa nel verde. Nel suo parco e nei suoi aristocratici ambienti è possibile ospitare matrimoni, eventi culturali e convegni.

A Colle Umberto Villa Verecondi Scortecci fu edificata ampliando una torre medievale, forse caminese. Ora nei suoi esclusivi ambienti si possono svolgere matrimoni, ma anche passare qualche giorno nella pace dei boschi che circondano la proprietà. Poco distante si trova Villa Lucheschi (in foto), un edificio aristocratico costruito nel XVIII secolo su progetto di Sebastiano De Boni in forme neoclassiche. E’ una ricercata ambientazione per matrimoni esclusivi, circondati da un parco secolare ed opere d’arte che arricchiscono l’edificio.

Villa Piva o dei Cedri a Valdobbiadene, splendido esempio ottocentesco di residenza nobiliare rurale, è immersa in un grande parco ai piedi dei colli. Attualmente è sede dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene ed ospita eventi culturali ed enogastronomici. Villa Panigai a Cappella Maggiore fu definita da Mazzotti “piccola, chiara costruzione neoclassica” ed in effetti si presenta come un nucleo di edifici raccolto attorno ad un cortile centrale. Fu costruita all’inizio dell’Ottocento e ora è un resort di lusso, dove poter vivere momenti di pace e relax nel si- lenzio di prati e boschi.
A Vittorio Veneto, invece, la grande Villa Papadopoli aspetta una destinazione, infatti, dopo molti anni di abbandono e degrado, ora è stata ceduta al comune che è in attesa di un progetto per darle una nuova destinazione d’uso.

A Refrontolo il nucleo storico dell’abitato gravita nell’area della chiesa di Santa Margherita e di Villa Spada; quest’ultima fu ceduta dalla famiglia veneziana al comune e ora è un luogo destinato a eventi enogastronomici e culturali, specialmente concentrati nella barchessa che si apre sul fresco cortile alberato.

Negli ultimi anni, complice il crescente turismo, si è iniziato a restaurare e recuperare le antiche dimore signorili per convertirle all’accoglienza. E’ un processo inarrestabile, ma va considerato principalmente che il delicato equilibrio delle nostre colline non può sopportare anche il turismo di massa. Bisogna saper scegliere un segmento con una tipologia di visitatori che non producano scossoni e alterazioni dell’ambiente, quindi evitando di costruire ecomostri che deturpino il paesaggio. Ben vengano i recuperi di ville, palazzi e residenze, ma anche di case coloniche e rustici, per accogliere in modo diffuso e complementare gli amanti delle colline trevigiane.