Lorenzo e Laura Nadalin ci aprono le porte del loro attico in centro a Pieve di Soligo: un vecchio granaio sobrio, elegante e razionale

Immerso tra i meravigliosi paesaggi del Veneto, tra dolci colline e verdi distese, sorge un luogo davvero incantevole: Pieve di Soligo, la perla del Quartier del Piave, che grazie alla sua posizione baricentrica rispetto alla lunga dorsale delle Colline del Prosecco, rappresenta una delle porte di accesso per svariate escursioni a piedi o in bicicletta.
Circondato da paesaggi dall’immensa bellezza e che custodisce delle ricchezze davvero uniche regalando emozioni magiche e atmosfere suggestive, ci riporta indietro nel tempo grazie anche a palazzi storici riqualificati, antichi edifici, stradine e costruzioni che sono rimaste immutate nel tempo, tra cui spicca il capolavoro architettonico di Palazzo Morona, costruito nel XVII secolo. Un immobile che comprende diversi nuclei e che è tornato a vivere con una imponente ristrutturazione dagli anni duemila. Oggi, Lorenzo, la moglie Laura, proprietari di questo vecchio granaio, divenuto un incantevole attico, facente parte di Palazzo Morona, assieme alle figlie Amelia e Ada, mi aprono la porta della loro dimora e mi accolgono, raccontando la sua storia.
“Un attico del Seicento che è tornato a rivivere ed è più bello che mai. Una valorizzazione nella semplicità.”, afferma sorridendo Lorenzo.

palazzo-Morona-interno

Palazzo  Morona interno

Spicca ovunque un gusto fine, raffinato, elegante e semplice, infondendo all’abitazione un’anima che riflette l’essenza e l’identità di Lorenzo e Laura.
“Quando ho conosciuto mia moglie avevo già iniziato i lavori di ristrutturazione dell’immobile. Siamo nel 2010 e l’acquisto è stato voluto da mio padre Guido per responsabilizzarmi, prendendomi un impegno. Sai, ero un giovane con la testa tra le nuvole e ringrazio mio padre nell’avermi dato questo stimolo che è stato fondamentale per me”.

L’attico si trova al secondo piano del palazzo e gode di una superficie di 350 mq, distribuiti su due piani.
I due soggiorni e cucina condividono uno spazio unico al piano inferiore. Difatti varcando l’uscio si è abbracciati da uno spazio continuo che si dirama a sinistra e a destra con divani per l’accoglienza degli ospiti o per un momento di condivisione, gioco e relax per la famiglia Nadalin. Il salone di sinistra continua, si allunga e prosegue nella cucina.
L’arredamento è un approccio al design che si concentra sull’essenziale, riducendo al minimo gli elementi superflui, per creare uno stile pulito, raffinato e senza tempo. Un’unione perfetta tra essenzialità ed eleganza. Una cucina moderna che si distingue soprattutto per un colore rosso intenso che contrasta ma si mescola perfettamente a una stufa a legna di fine ‘800. “Quest’ultima utilizzata per il piacere di stare in una stanza dove il tepore della stufa avvolge ed accompagna le nostre giornate invernali – afferma Laura – Altresì ha uno sfogo esterno con un piccolo terrazzino, con una bella vista che guarda Conegliano”.
Parola chiave: luce. Un’alleata fondamentale per questa metamorfosi. L’orientamento della casa fornisce un generoso flusso di luce naturale, che penetrando inizia a vibrare e a generare sfumature su tutti gli arredi nel corso della giornata.
Si è iniziato inserendo tocchi contrastanti tra l’alto e il basso ossia tra le travi di legno del soffitto (originali del 1600, mantenuti in ottimo stato con un trattamento criogenico, una tecnica che utilizza il ghiaccio a secco) e la pavimentazione fatta con una resina grigio tenue che si accompagna, come fosse un tutt’uno, alle pareti di marmorino dello stesso colore. “Volevamo evidenziare le parti legate alla tradizione e quelle alla modernità, proprio come noi, e anche gli interni hanno questi due lati – continua la moglie – Un connubio dai risultati magici: l’essenzialità e linearità dello stile moderno con il calore e la soavità del rustico, creando una situazione istantanea di accoglienza e familiarità”.

salotto palazzo morona

Sin da subito è stato chiaro quale sarebbe stata la sfida principale della ristrutturazione. “Quando ho iniziato a vivere questa esperienza con l’architetto Wally Tomè, ero in una posizione di passività più che di attività. Bisognava scegliere le giuste dimensioni per ogni spazio, la posizione degli arredi e oggetti e che tutto fosse in linea con i nostri gusti. Wally ha cercato di coinvolgerci ed è riuscita a suo modo e in maniera umile, delicata ed intelligente, a farci partecipi – afferma Lorenzo – Siamo ad aprile del 2012, quando stava arrivando la figliola che ora ha dodici anni e mia moglie e io eravamo impegnatissimi tra lavoro, trasloco e la nascitura.…”.
Trovare un linguaggio personale.
“Tanto vetro per dare luce e luminosità alla casa, difatti i parapetti delle scale sono costituiti da una serie di pannelli in vetro, fissati ad una struttura metallica con pedate in legno per dare una continuità alla struttura. Si è proseguito con una selezione di mobili di design molto puliti ma di pregio; quello che mi ha reso felice è stato di trovare la giusta misura delle cose, l’equilibrio. Forse i miei spazi a volte possono sembrare vuoti, ma preferisco non cadere nell’eccesso. Mi piace che questa realtà di epoche diverse conviva anche negli interni”, continua Lorenzo.

Il risultato è sobrio, razionale, lineare, elegante ed estremamente attraente grazie all’equilibrio tra i diversi volumi, alla pulizia nell’uso dei materiali e all’impiego intelligente di momenti armonici e contrasti cromatici.


Tuttavia, anche questa serie di soffitti travati e il modo poetico in cui entra luce dalle finestre fanno parte del fascino della casa, progettata per il piacere. “Sono una parte preziosa della nostra personalità che l’architetto è riuscito ad accentuare e valorizzare grazie ad una ristrutturazione precisa, contenuta e integrale”.
“Poca tecnologia. Oggi più che mai è vivere questa casa tra di noi, senza contaminazioni tecnologiche, difatti abbiamo solo due televisori: bastano e avanzano. Dal punto di vista impiantistico abbiamo un riscaldamento a pavimento e una resina con un massetto molto alleggerito per ridurre gli spessori. Nonostante gli alti volumi e il palazzo non goda di grandi isolamenti, l’architetto ha avuto una idea geniale che si è tradotta in economicità, funzionalità e anche gradevole dal punto di vista estetico, facendo una sorta di controparetina alta un metro, che corre intorno alla casa, facendo passare gli impianti senza andare a lavorare sui muri in pietra”.
Al piano rialzato troviamo la camere da letto padronale con annesso il bagno, la cameretta per la bimba più piccola e un altro bagnetto. Altresì una comoda e spaziosa lavanderia. “Guai se mancasse”, afferma Laura.


Cabine armadi sono impercettibili proprio perché sono stati ricavati tramite paretine in cartongesso.
Salendo giungiamo nel soppalco composto da un’altra camera da letto per la figliola più grande, un bagno e una stanza dove momentaneamente si trova una batteria, grande passione della famiglia, ma che diventerà uno studio. Tutte le finestre offrono una splendida vista sulla natura circostante e sulla piazza di Pieve di Soligo.
Si è fatto tardi, sono le 19.00. Laura si è già prodigata ai fornelli: sarà una cena accompagnata da un ottimo spezzatino che già da un paio di ore cuoce sulla stufa a legna. Ci lasciamo con un brindisi con del prosecco di “Val de Rustè”, dedicato al padre di Lorenzo: Guido Nadalin.

 

Federica Gabrieli