Una passeggiata rinascimentale a Conegliano

Via XX Settembre a Conegliano non appare tanto diversa rispetto all’età rinascimentale,
nel corso dei secoli infatti pochi cambiamenti hanno interessato la lunga via che è il cuore della città del Cima.

La Contrada Granda è compresa tra i due antichi accessi medievali alla città, che da secoli ad oriente ed occidente accolgono i viaggiatori che la visitano. Ad ovest Porta Ruio era rivolta verso Treviso ed ha subito un radicale cambiamento nel XIX secolo: in occasione dell’anniversario per i seicento anni della nascita del “sommo poeta”, nel 1865 venne ribattezzata Porta Dante e trasformata in palazzo. Via XX Settembre è fiancheggiata da eleganti porticati da entrambi i lati, sopra i quali si elevano i palazzi signorili cittadini. L’aristocrazia locale e veneziana, qui presente sin dal tardo Trecento, ha plasmato la città a sua immagine e somiglianza, lasciando in eredità una patrimonio artistico che tutt’ora è possibile ammirare. Le bellezze architettoniche, pittoriche e scultoree si alternano e identificano gli stili e le influenze dei secoli in cui furono costruiti. Possiamo riconoscere un’ininterrotta attività di elevazione e ricostruzione, restauro e implemento, che abbraccia ben sette secoli, dal Trecento sino al Novecento. Entrando da Porta Dante, troviamo Palazzo Bidasio Zoppas, caratterizzato da affreschi con motivi decorativi e scene pastorali. Dopo qualche decina di metri a sinistra si apre la facciata del Duomo (XIV secolo), dove le scene  bibliche dipinte dal Pozzoserrato alla fine del Cinquecento sovrastano le nove arcate gotiche del salone.

Poco prima di giungere in Piazza Cima, si può osservare la facciata seicentesca di Palazzo Giusti, sobria e rigorosa nelle forme, e Casa Biffis, un curioso edificio che ospita elementi gotici affiancati ad altri più tardi, con resti di affreschi ormai sbiaditi e fasce decorative. Sulla piazza si affacciano una serie di edifici importanti, tra cui l’elegante Palazzo da Collo, edificato nella seconda metà del Cinquecento e con l’oratorio dell’Assunta inserito in facciata; questo edificio ospitò a lungo Francesco, ambasciatore, diplomatico e cartografo dell’imperatore e forse anche spia della Serenissima. Sul lato opposto, ad est, si eleva il bel Palazzo comunale, ricostruito nel Settecento dopo che un incendio aveva devastato quello più antico. A sud, in Piazzetta XVIII Luglio 1866, si alza uno dei più bei palazzi coneglianesi, rinomato per il raffinato apparato pittorico e decorativo, un tempo sede delle pubbliche scuole ed in seguito chiamato Casa Dalla Balla.

Proseguendo in leggera discesa verso est, superati due bei palazzi recentemente restaurati, incontriamo le caratteristiche forme di Palazzo Montalban Vecchio, appartenente ad una delle famiglie più antiche e potenti di Conegliano. L’apparato decorativo ne fa uno degli esempi più interessanti in città, con il caratteristico bugnato nel portico e la bianca facciata scandita da terrazze e finestre. Era di una tale eleganza che nel Cinquecento ospitò la regina Maria Amalia di Sassonia, figlia del re di Polonia. Poco distante, all’incrocio con la Via Beato Ongaro che conduce alla Porta di San Polo o del Pidocchio, accesso mediano alla città, si eleva la bella Casa Longega, caratterizzata da una facciata adorna- ta da elementi, bassorilievi e scenette in terracotta. Palazzo Sarcinelli, già sede delle associazioni, biblioteca e ora sede museale, fu costruito all’inizio del Cinquecento e conserva, dietro la sobria facciata arricchita da bei pi- lastri con capitelli antropomorfi, una serie di affreschi e decorazioni; tra i dipinti, si suppone anche uno superstite e scampato alla distruzione di Riccardo Perucolo, lo sfortunato pittore condannato per eresia al rogo nel 1568.

Dopo il raccolto oratorio della Beata Vergine della Salute, memoria dell’epidemia di peste del 1630, l’antico Monte di Pietà, decorato in faccia-ta con affreschi cinquecenteschi di Ludovico Fiumicelli e che nel 1504 fu istituito dalla Confraternita dei Battuti per prestare denaro ai poveri. Dopo le soppressioni napoleoniche ottocente- sche, divenne ristorante e da decenni è rinomato albergo conosciuto come Canon d’Oro.

Sulla curva del piè di collina, dove la strada fiancheggia il versante in leggera risalita, nel Settecento venne costruito Palazzo Montalban Nuovo, in parte convertendo le antiche mura medievali e conservando però, sino ai giorni nostri, la caratteristica servitù di passaggio che i Coneglianesi usano da secoli per scendere verso il Refosso e il Ponte di San Martino.

La parte più orientale della Contrada Granda era detta Siletto e per un periodo ospitò il ghetto ebraico, prima del trasferimento nell’attuale Via Caronelli a partire dal 1675. In questo ultimo tratto non si può non ammirare Palazzo Graziani, residenza di una storica famiglia coneglianese che a lato aveva costruito un oratorio privato, la chiesetta dell’Assunta, un raccolto e semplice edificio, ora sconsacrato, che un tempo ospitava una pregevole tela del Pozzoserrato.

Si giunge quindi a Porta Monticano, che ha conservato la sua forma originale medievale, superbamente deco- rata dall’affresco del Leone marciano del Pordenone recentemente restaurato, e che chiude la città ad est, affacciandosi sul corso del Monticano.

Michele Zanchetta